domenica 2 agosto 2009

Laurea al cesso





Il 14 luglio (non) ho festeggiato il ventesimo anniversario della mia laurea.
Mi sono laureata il 14 luglio 1989, il giorno del duecentesimo anniversario della presa della Bastiglia. 110 e lode. E dignità di stampa.
Un giorno veramente felice. Il giorno del riscatto e della liberazione. La vetta raggiunta che nessuno aveva mai desiderato per me.
Nessuno della mia famiglia venne quel giorno. Nessuno alzò lo sguardo dalle proprie faccende quando tornai a casa per dire e condividere la gioia del mio primo successo.
Avevo capito la mia passione solo nel 1985 e bruciato le tappe per laurearmi dopo aver passato anni di tormento e di angosciosi sensi di colpa per non avere trovato la mia strada. Per questo disprezzata e derisa. Nessuno aveva creduto in me. Tranne il mio relatore, che mi aveva fatto entrare dalla porta principale. Morì d'infarto cinque mesi dopo quel 14 luglio, mentre prendeva il cappuccino al bar. E io rimasi di nuovo sola. Appena lanciata in orbita, fui scaraventata giù, di nuovo a terra.

Non c'è più rimasto nessuno di quel giorno. Nessuno dei relatori ha conosciuto la vecchiaia. Tutti morti anzitempo. I colleghi persi di vista. Gli amici, ex amici. Nessuno con cui condividere il ricordo di questo evento.
Di quel giorno non ho neanche una foto. Solo questo foglio è la prova che ciò è accaduto.
Un pezzo di carta quella mia laurea, come per tanti. Non me ne sono mai fatta nulla. Non sono mai diventata architetto. Dottoressa sono rimasta. È rimasto lì in bagno quel pezzo di carta, da me incorniciato e, per mio vezzo, appeso sopra il cesso in compagnia del rotolo di carta igienica per allietare gli occhi del tronista di turno. Da vent'anni, a futura memoria dell'amore per i miei studi e della mia magra soddisfazione. Ma con molta autoironia.

1 commento:

giardigno65 ha detto...

sei grande ! Eccome sta bene in bagno (hai pensato a fare l'arredatrice ?)