AMELIA, 1975, regia di Dan Curtis con Karen Black. Un episodio mitico di vero terrore che ha traumatizzato un paio di generazioni, tratto da un racconto di Richard Matheson (scrittore definito da Ray Bradbury come uno dei maggiori del XX secolo), per un film, Trilogy of Terror, passato una volta in tv negli anni '70. Chi lo ha visto se lo ricorda ancora dopo più di trent'anni. Qui si trova una bella recensione ricca di info. Questo il sito ufficiale. "Splendida stella nel firmamento del Cinema Horror degli anni 70’ (se non di tutti i tempi), Trilogia del Terrore è un vero must per tutti gli appassionati dell’horror psicologico. Da molti considerato il capolavoro di Dan Curtis, è sicuramente uno dei suoi migliori lavori". "Straordinaria Karen Black, in una magistrale prova interpretativa". "Le idee contenute nello script posseggono un’energia quasi ancestrale, che scava nel nostro subconscio acutizzando le paure più recondite ed inventandone di nuove". "La doppia faccia di tutto ciò che è infantile ma è anche una minaccia, lascia sempre profondamente sgomenti; seguendo un approccio simbolico, tutto ciò che viene dall’infanzia e mostra un lato oscuro, fà sempre molta paura".
Il 14 luglio (non) ho festeggiato il ventesimo anniversario della mia laurea. Mi sono laureata il 14 luglio 1989, il giorno del duecentesimo anniversario della presa della Bastiglia. 110 e lode. E dignità di stampa. Un giorno veramente felice. Il giorno del riscatto e della liberazione. La vetta raggiunta che nessuno aveva mai desiderato per me. Nessuno della mia famiglia venne quel giorno. Nessuno alzò lo sguardo dalle proprie faccende quando tornai a casa per dire e condividere la gioia del mio primo successo. Avevo capito la mia passione solo nel 1985 e bruciato le tappe per laurearmi dopo aver passato anni di tormento e di angosciosi sensi di colpa per non avere trovato la mia strada. Per questo disprezzata e derisa. Nessuno aveva creduto in me. Tranne il mio relatore, che mi aveva fatto entrare dalla porta principale. Morì d'infarto cinque mesi dopo quel 14 luglio, mentre prendeva il cappuccino al bar. E io rimasi di nuovo sola. Appena lanciata in orbita, fui scaraventata giù, di nuovo a terra.
Non c'è più rimasto nessuno di quel giorno. Nessuno dei relatori ha conosciuto la vecchiaia. Tutti morti anzitempo. I colleghi persi di vista. Gli amici, ex amici. Nessuno con cui condividere il ricordo di questo evento. Di quel giorno non ho neanche una foto. Solo questo foglio è la prova che ciò è accaduto. Un pezzo di carta quella mia laurea, come per tanti. Non me ne sono mai fatta nulla. Non sono mai diventata architetto. Dottoressa sono rimasta. È rimasto lì in bagno quel pezzo di carta, da me incorniciato e, per mio vezzo, appeso sopra il cesso in compagnia del rotolo di carta igienica per allietare gli occhi del tronista di turno. Da vent'anni, a futura memoria dell'amore per i miei studi e della mia magra soddisfazione. Ma con molta autoironia.